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Le Sacre du Primtemps
(19 maggio 1913 Teatro degli Champs-Elysées di Parigi)
“Stravinsky libera qui la dissonanza da ogni obbligo tonale di risoluzione della dissonanza, ma nello stesso tempo, diversamente da Schoenberg, rifiuta le tensioni interne del cromatismo atonale, pietrificando blocchi sonori che si susseguono o si alternano senza le benché minima potenzialità dialogica e discorsiva, dunque dialettica.
La tecnica dell’impressionismo viene accolta e subito modificata, nel senso che l'agglomerato timbrico si rapprende in organismi che nulla hanno più di pulviscolare, ma il cui accostamento finisce per essere assolutamente arbitrario, fuori dalle coordinate storiche della musica colta, al limite potendo ammettere l'interscambialità delle sezioni, dei "pannelli".
Arcaismi, melodie folcloriche deformate, selvaggia articolazione ritmica ossessivamente sfogata, durezze armoniche politonali, rifiuto radicale del fraseggio a lunga gittata, continui spostamenti di accento ritmico, vertiginosi invenzioni timbriche, ripetizione di brevi frammenti melodici eletta a stilema, con relativa sospensione di vettoriale temporale: di questo e altro si sostanzia il primitivismo compiaciuto di questa formidabile partitura, che rievoca i riti pagani con una forza e una capacità di rappresentazione unica.” (Armando Gentilucci)
La Sagra della primavera di Stravinsky andò in scena il 19 maggio 1913 al Théatre du Champ-Elysée di Parigi e fu un clamoroso fiasco. Alla serata erano presenti Debussy, Cocteau, Poulenc, Malipiero, Casella e la scrittrice statunitense Gertrude Stein che riportò: “per tutto lo spettacolo non si riuscì letteralmente a sentire la musica” mentre Jean Cocteau raccontava: “Il pubblico rappresentò la parte che doveva rappresentare: si ribellò immediatamente. Rideva, scherniva, fischiava, miagolava… la gente nei palchi si insultava e si picchiava. Il tumulto finì in una zuffa generale”.
Secondo il critico Alex Ross giunti alla fine dell'intervallo una scossa attraversò il teatro sull'avenue Montaigne, generando schiamazzi, fischi e, a prestar fede alle cronache dell'epoca, vere e proprie baruffe. Causate dalle coreografie di Vaslav Nijnsky così staccate, ondeggianti, impetuose, con danzatori che si scatenavano selvaggiamente e pestavano i piedi, preda di un esaltazione orgiastica e, ancora più scioccante, e del tutto imprevista fu l'esplosione di ritmi e armonie inaudite, nel senso letterale di mai udite, che Stravinsky aveva realizzato per il balletto.
E dire che lo stesso Diaghilev, nel tentativo d'ingraziarsi il pubblico aveva previsto, dopo le Sacre, due balletti di stimato successo. In più aveva ordinato al direttore Pierre Monteaux di non smettere di suonare nel caso di trambusti. Dopo le prime battute fu il caos, chi fischiava, chi urlava, chi arrivò alle mani, chi si sfidò a duello! Un disastro se si pensa che Nijinsky, dietro le quinte, urlava i numeri (1, 2, 3, 4… naturalmente in russo) perché i ballerini potessero continuare a danzare poiché non riuscivano a sentire l'orchestra! Lo spettacolo proseguì e le repliche, soprattutto quelle londinesi, decretarono il successo di questa partitura ritenuta, a ragione, una dei capolavori del XX secolo. Il pandemonio seguito alla prima non spiacque per niente all'impresario Diaghilev che commentò: "Proprio quello che volevo".
Lo stesso Stravinskij ebbe a dire: “ I danzatori avevano provato per mesi e sapevano benissimo quel che facevano, anche se spesso quel che facevano non aveva niente a che vedere con la musica. “ Conterò fino a quaranta mentre tu
suoni, - mi diceva Nizinskij(il maestro di ballo),- e vedremo dove ci incontreremo”. Non arrivava a capire che, benchè potessimo ad un certo punto incontrarci, questo non voleva dire necessariamente che fossimo andati insieme durante il percorso. Anche i danzatori seguivano più la battuta di Nizinskij che quella della musica. Nizinskij contava in russo, naturalmente, e poiché i numeri russi oltre il dieci sono polisillabi – diciotto, per esempio, è vosemnadcat – nei tempi veloci né lui né gli altri potevano tener dietro alla musica. Fin dall’inizio della rappresentazione si sentirono moderate proteste contro la musica. Poi , quando il sipario si alzò sul gruppo di fanciulle della “danza della adolescenti”, la tempesta scoppiò. Dietro di me gridavano – Ta gueule -. Udii Florent Schmitt urlare: Taisez-vous garces du seizième-; le garces del sedicesimo arrondissement erano, naturalmente, le signore più eleganti di Parigi. Comunque il tumulto continuava e, pochi minuti dopo lasciai furioso la sala…Arrivai con furia dietro il palcoscenico, dove vidi Diaghilev che faceva manovrare le luci in sala nell’ultimo sforzo di far tornare la calma in teatro. Per tutto il resto della r rappresentazione stetti dietro le quinte vicino a Nizinskij reggendolo per le code del frac, mentre lui in piedi su una sedia urlava dei numeri ai danzatori come un timoniere.”
Nella Sagra Stravinsky vuole ricreare un mondo barbarico e primitivo che sfocia in un vortice demoniaco. Nulla a che vedere con il tenue sbocciare della primavera come sembrerebbe dalla traduzione del titolo in italiano, infatti, le Sacre, è tradotto infelicemente in sagra, in realtà equivale a consacrazione o incoronazione, quindi rimanda al rito e non alla sagra paesana.
Il ritmo è l’elemento predominante su tutto anche sul timbro, basterebbe ascoltare la versione per pianoforte a quattro mani realizzata dallo stesso Stravinsky per apprezzare sino in fondo furia della composizione. (Un breve esempio nella esecuzione dal vivo del duo pianistico Roberta Colombo, Roberta Micelli, il 20 maggio 2005 presso l’Auditorium Asteria Milano. Per la versione completa )
Gli elementi essenziali della composizione sono il ritmo incalzante spesso poliritmico che sovrasta qualsiasi disegno melodico, un’armonia politonale basata sulla sovrapposizione di accordi appartenenti a tonalità differenti che sfociano spesso in violenti dissonanze e una dinamica a dir poco esplosiva, il tutto colorato alla Stravinsky con un uso degli impasti timbrici che rimanda alla tradizione musicale russa, vedi la Pasqua russa di Rimsky-Korsakov o Una notte sul Monte Calvo nella versione originale di Moussorgskij.
Le Sacre è diviso in due parti, l'Adorazione della terra e il Sacrificio.
Adorazione della terra:
1. Introduzione
2. Gli auguri primaverili – danze delle adolescenti
3. Gioco del rapimento
4. Danze primaverili
5.Gioco delle tribù rivali – corteo del saggio -adorazione della terra – il saggio
6. Danza della terra
Sacrificio:
1. Introduzione
2. Cerchi misteriosi delle adolescenti
3. Glorificazione dell'Eletta
4. Evocazione degli antenati
5. Azione rituale degli antenati
6. Danza sacrificale dell’Eletta
L’organico orchestrale diretto da Pierre Monteaux comprendeva:
Legni: ottavino, 3 flauti (di cui uno anche ottavino), flauto contralto in Sol, 4 oboi (di cui uno anche corno inglese), corno inglese, clarinetto piccolo in Re e in Mib, 3 clarinetti in Sib e in La(di cui uno anche clarinetto basso in La), clarinetto basso in Sib, 4 fagotti (di cui uno anche controfagotto), controfagotto.
Ottoni: 8 corni in Fa (di cui anche 2 tube tenore in Sib), piccola tromba in Re, 4 trombe in Do (di cui una anche tromba basso in Mib), 3 tromboni, 2 bassi tuba.
Percussioni: timpani (2 esecutori con piccolo timpano), grancassa, tam-tam piatti, triangolo, tamburello, guiro, crotales in Lab e Sib.
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