Beatles...perché - Lem56

Vai ai contenuti

Menu principale:

Beatles...perché

contemporanea > Beatles

Beatles...perché

È incredibile quanti siano i libri scritti intorno ai Beatles. Quanti ne escono ancora, nessun compositore della storia della musica ha avuto queste attenzioni.
La critica nei loro confronti si muove in direzioni diverse da chi li considera i più importanti musicisti del XX° secolo a chi li ritiene di scarso interesse musicale a chi li considera esclusivamente come fenomeno sociale.

Musica
Un fatto è certo i Beatles furono e sono un crocevia nel percorso della musica pop del XX secolo (popular, musica popolare, da non confondere con la musica folkloristica). Seppero elevare a forma d’arte delle semplici canzoni trasformandole in madrigali del '900. Non approfondirono alcuno stile in particolare tanto è che per loro non possiamo parlare di musica esclusivamente country o blues o hard o psychedelic. Spaziarono a 360° nel panorama musicale del loro tempo e seppero metabolizzarne i suoni restituendoli attraverso canzoni che sono riconosciute come pietre miliari della musica rock, furono e sono un vero e proprio catalogo della musica rock.

La struttura della canzone con i Beatles si cristallizza nella forma che prevede, tra la strofa e il ritornello, un “middle eight” (le otto di mezzo) strumentale, una sorta di terzo incomodo, di tema a sorpresa, mentre è continua la ricerca armonica tesa a superare la semplicità degli schemi del rock and roll e del blues. Gli arrangiamenti (nella musica classica si chiama orchestrazione) seguono una costante, progressiva evoluzione alla ricerca del nuovo. Un nuovo che non è fine a se stesso ma legato all’espressività, alla ricerca della giusta sonorità rispetto al contenuto che si vuole comunicare con i suoni. Nelle 200 canzoni che scrissero in solo sette anni d’attività comune si passa da arrangiamenti semplici per voce, coro, 2 chitarre, basso e batteria all’uso di eco, distorsore, adt, wha wha, lesile ecc. (oggi effetti di uso comune per un qualsiasi gruppo che furono letteralmente inventati dai tecnici di Abbey Road per soddisfare le loro richieste), poi strumenti come il mellotron, il moog, il registratore (inventarono i loop, le esecuzioni a rovescio, modificarono i cicli di velocità del nastro ecc.), quindi trombe, archi, gli strumenti dell’orchestra classica utilizzati anche in questo caso in modo creativo (il quartetto che accompagna Eleonor Rigby ha l’obbligo di suonare con l’arco al ponticello per dare incisività e ruvidità al suono dei violoncelli) ma anche il semplice flauto diritto soprano di uso comune nelle nostre scuole medie. Una loro prerogativa era di cercare sempre un modo diverso di arrangiare la canzone in modo che fosse unica!

Testi
I primi testi delle canzoni dei Beatles mettono al centro l'adolescente e il suo mondo. Si rivolgono in modo diretto ed esplicito ai teenager. In seguito i testi diventano più introspettivi e le storie narrate sono visioni di un sogno surreale, spose di quel fare psichedelico che l’ausilio delle droghe stimolò le loro menti. Giocarono spesso con le parole e con il loro significato, tra l’inglese fonema e quello scritto, inserendo frasi gergali/dialettali dai molteplici significati e non svelando mai del tutto il vero significato del testo anzi alimentando con le loro dichiarazioni, differenti interpretazioni.

Tecnologia
Come i compositori/esecutori dei secoli passati, dal violinista Vivaldi al pianista Beethoven anche i Beatles stimolarono, con le loro richieste, i tecnici a costruire strumenti adatti a soddisfare le loro esigenze creative. Questi oggetti vanno dagli amplificatori (nel 1963 utilizzavano dei modelli, gli unici esistenti, così scarsi che oggi potrebbero avere un uso solo domestico) agli strumenti musicali veri e propri a oggetti elettronici come eco, wha wha, lesile, distorsore, adt ecc.. Una importante rivoluzione tecnologica e metodologica la portarono in sala di registrazione. Nel 1962 si era soliti registrare un brano in questo modo. Il gruppo si riuniva in sala, si dava il tempo e via alla registrazione. Il brano era ripetuto tante volte fino a ottenere un’esecuzione perfetta. In pratica era un live in studio. In più i musicisti non s’interessavano alla fase di post produzione quella del mixaggio. Per i Beatles era troppo poco. In particolare, da quando smisero di fare concerti e si concentrarono solo sul lavoro creativo la realizzazione di un brano poteva avere una gestazione di parecchie settimane. Utilizzavano un registratore a quattro piste, questo gli consentiva di incidere la base ritmico-armonica, l’accompagnamento, quindi, riversando il nastro registrato liberavano due piste per sovraincidere (mentre ascolto suono e registro) le parti vocali del solo e del coro. Altro riversamento per avere a disposizione altre piste per gli assoli o altri riff di accompagnamento o semplicemente per aggiungere uno strumento, un ritmo, un rumore ecc... il risultato conclusivo non è il mosaico di diverse esecuzioni ma la progressiva costruzione creativa dell’arrangiamento dalla semplice esecuzione per chitarra e voce all’elaborato mix sonoro espressione complessa dell’idea iniziale.
Ascoltando con attenzione un brano potremmo scoprire che John, Paul, George e Ringo suonano 2, 3 strumenti contemporaneamente oppure potremmo ascoltare la voce di Paul cantare contemporaneamente la parte del solo e del controcanto (tutti ascoltando Sergeat Pepper’s Lonely Hearts Club Band dissero… ma quanti sono, in quanti suonano!) tutto questo fu possibile con le sovraincisioni. Da allora gli studi di registrazione diventeranno, per i musicisti, un vero e proprio laboratorio creativo.

Videoclip
I Beatles dopo la rinuncia ai tour/concerti, dovettero escogitare un modo per far fronte alle incessanti richieste che provenivano da tutto il mondo. No ai concerti voleva dire no anche al resto. Assillati dai fan, impresari, giornalisti, radio, televisioni decisero di sfruttare le risorse del filmato per rispondere alle esigenze di tutti. Con sempre maggiore cura organizzarono le riprese del loro ultimo singolo. In poche parole, con i mezzi ridotti del tempo, niente computer grafica solo giochi con lenti e colori, inventeranno il videoclip. Con questi video raggiunsero lo scopo di non stressarsi con continui tour e contemporaneamente di soddisfare le richieste provenienti da tutto il modo.

Concerti
Negli anni 60 le esibizioni di un gruppo musicale erano sempre rigorosamente in diretta, sia, ovviamente, nei concerti sia quando si dovevano esibire durante una trasmissione radiofonica o televisiva (le BBC session sono la testimonianza live più genuina dei primi Beatles). Il luogo era di solito lo stesso: un teatro con un pubblico che oscillava dai 200 ai 600 spettatori. Qui sul palco, avevano luogo le performances. La richiesta per i biglietti dei concerti dei Beatles era così pressante che avrebbero dovuto replicare i concerti migliaia di volte per soddisfare i fans di una città (già facevano due concerti al giorno!) così gli impresari cominciarono a occupare spazi sempre più grandi; a New York suonarono alla Carnege Hall, la sala da concerto più ambita da ogni musicista, ma non bastava, si dovettero occupare gli stadi con 30.000, 50.000 posti e ancora non era sufficiente. Nei tour USA, per evitare disordini d’ordine pubblico, visto che le richieste superavano 2, 3 volte la capienza degli stadi, si decise di trasmettere via cavo il concerto nei cinematografi: un po’ come oggi quando prefetto o questore di una città ordinano la trasmissione pubblica su maxischermo di un evento sportivo per evitare disordini! Grandi spazi, grandi platee vuol dire dover risolvere una serie di problemi legati alla riproduzione del suono live. Lo sviluppo tecnologico toccherà amplificatori, microfoni, mixer, luci, cavi anche la semplice asta con il suo indispensabile porta penne. Nel 1963 la strumentazione era inadeguata per quegli spazi, la Vox fece di tutto per aumentare i watt, ma non c’erano "satelliti" sul palco per sentirsi durante l’esecuzione e tanto meno auricolari quindi i concerti erano "scarsi", poco interessanti se misurati con il metro di oggi, il clima era dettato da decine di migliaia di persone che urlavano per tutto il tempo mentre chi suonava non era in grado di sentire nemmeno la propria voce. Questo fu il motivo per cui i Beatles decisero di non fare più concerti. Infatti, dopo lo scioglimento del gruppo, negli anni 70 John, Paul, George e Ringo terranno svariati concerti organizzando tour in tutto il mondo con spettatori ovunque, ma questa volta con adeguata strumentazione (negli anni 90 McCartney riempì lo stadio Maracanà di Rio de Janeiro, Brasile, con 184.00 spettatori!).


Risali

Torna ai contenuti | Torna al menu