Musiche di Pratella - Lem56

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Musiche di Pratella

classica > XX° le Avanguardie

Guida all'ascolto

Musica Futurista: Inno alla vita
Fanciullezza (I giochi) – Giovinezza (Le passioni) – Virilità (La conquista)
Inno alla vita fu presentata in due serate straordinarie a Roma il 21 febbraio e il 9 marzo del 1913, in cui, il folto gruppo dei fedeli di Marinetti, s’impegnò nella solita provocazione del pubblico con inevitabile rissa finale.
La composizione dimostra delle grandi difficoltà incontrate da Pratella di passare dalle intenzioni programmatiche enunciate nel Manifesto della musica Futurista alla pratica creativa. È evidente il tentativo di adottare un linguaggio oggettivo, liberato dai sentimentalismi con sonorità taglienti e percussive ma ancora una ricerca.
(Duo pianistico di Firenze: Sara Bortolucci e Rodolfo Alessandrini edizione Mudima Music)

Marcia Futurista: voce e pianoforte
È il primo esempio di musica futurista. Connubio tra voce (testo di Marinetti) e pianoforte un vero e proprio atto programmatico di ribellione alle convenzioni. Bisogna dire che al di là del “gomito sulla tastiera” con cui inizia il brano musicale è il testo, quindi la voce, il vero protagonista del brano. Sembra quasi che Pratella non abbia ancora chiaro cosa fare, rispetto a quanto dichiarato nel manifesto futurista, mentre per Marinetti lo scopo è la provocazione a tutti i costi e la musica assume un ruolo complementare.
Lasciando da parte la storia e le sue implicazioni l’aspetto più interessante della composizione è la sua modernità, il fatto che il brano sia godibile ancora oggi e mantenga intatte ironia e sarcasmo.
(pianoforte Daniele Lombardi, voce Gabriella Bartolomei edizione Mudima Music)

Per un dramma orientale
musiche di scena per il “Tamburo di fuoco” di Marinetti
Preludio
Danza dei serpenti
Nei tre brani composti per il “Tamburo di fuoco” di Marinetti il compositore romagnolo diede invece il suo contributo in termini di ambientazione esotica, interpretando essenzialmente la designazione del lavoro quale “ dramma africano di calori, colori, rumori, odori” nei tratti sinuosi dello svolgimento, lasciando agli intonarumori di Russolo (pure presenti nella rappresentazione del 1922) il compito di indicare il grado avanzato della prospettiva sonora aperta dal Futurismo. Solo nelle “Danze dei sserpenti”, assecondando la dimensione “selvaggia” della vicenda, il compositore mutuò dal modello fauves di Stravinsky ritmi e durezze timbriche che delineano più efficacemente una parvenza di primitivismo musicale.
(Carlo Piccardi)
(Orchestra della Svizzera Italiana diretta da Marc Kissoczy edizione Mudima Music)

L’aviatore Dro
Opera in tre atti
Soggetto: libretto proprio
Prima: Lugo di Romagna, Teatro Comunale Rossini, 4 settembre 1920
Cast: Dro (T), Ciadi (S), Rono (Bar), un giovane (T), un’amica (Ms), un pescatore (T); le voci della notte, le voci mattutine, la foresta che canta, amici e amiche
Autore: Francesco Balilla Pratella (1880-1955)

…per quanto riguarda il teatro, vi si trova l’invito a intendere l’opera come una forma sinfonica e ad adottare unicamente il verso libero per la realizzazione del libretto del «poema drammatico o tragico», la cui stesura può essere compiuta in modo adeguato solo dal compositore stesso. (Myword)
L’aviatore Dro (1911-14) ha l’ambizione, secondo l’intento dell’autore e in stretto rapporto con l’estetica del teatro futurista, di realizzare una sintesi drammatica che tocchi un’infinità di argomenti, dal dramma di oggetti, di luci, di profumi, a quello astratto, o tragico, o di simultaneità, o caricaturale, al fine di esprimere le affinità fra realtà e sogno
(dall’autobiografia di Pratella).
La trama dell’opera è suggerita da un fatto di cronaca locale (la storia di un amico ricco e rovinato dal gioco che diventa aviatore spericolato fino a giocarsi la vita), è incentrata sulla figura dell’aviatore, un primo tipo mitico moderno di umanità eroica, «visto e inteso attraverso tre fasi essenziali della sua vita complessiva: nel primo atto l’uomo-Dro non è aviatore di fatto, ma lo è già potenzialmente... nell’atto secondo è decisamente aviatore terrestre... si sta preparando al supremo tentativo di distaccarsi dalla terra a volo, per perdersi nel mare del cielo, per sfuggire al se stesso sensuale (l’amore per Ciadi) e materiale
(dall’autobiografia di Pratella).  Nel terzo atto il cielo ha restituito alla terra la macchina in forma di rottami e l’uomo in fin di vita. Dro, estraneo agli uomini accorsi vicino a lui e pur tanto lontani, diventa aviatore celeste, l’eroe-Dro. Il volo reale ed eterno dello spirito è infine consacrato dall’ululare selvaggio di una sirena meccanica, grido sovrumano di dolore e di orrore della natura violentata. L’intento allegorico è evidente è riflessa la concezione nietzschiana della vita come eterno ciclo di morte e rigenerazione.
La musica rivela legami con l’impressionismo musicale di Debussy, inflessioni modali e contaminazioni con la musica popolare, e un uso delle dissonanze più aspre.

Elogio alla Morte dall’Aviatore Dro
Pianoforte, Intonarumori, Voce
Due accordi di pianoforte precedono una voce maschile che, declamata, annuncia l’Elogio alla morte e prosegue con “e non ho tremato allora e non tremo ora” quindi una sarcastica risata femminile.
Il Pianoforte usato in modo tradizionale si alterna a un intonarumori dal suono rombante di motore e con lui si fonde mentre una voce femminile completa il quadro sonoro. Dinamica e agogica sono in costante disequilibrio.
È la descrizione sonora dell’arrivo dell’aviatore con il suo aeroplano, della sfida alle leggi della gravità, la sfida alla morte sottolineata dalle voci trepidanti ed esultanti della folla che attestano i vari passaggi dell’aereo, quindi un canto che precede l’immagine sonora dell’aviatore che con la sua potente macchina si allontana nel sole.

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