Dodecafonia - Lem56

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Dodecafonia

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Dodecafonia

Una premessa necessaria. Nel presente testo non si vuole fornire una spiegazione “accademica” di dodecafonia, per questa tra Schönberg e chi lo ha seguito ci sono ampi trattati, il desiderio è quello di far capire che questa musica non è caos alienante o casualità immanente, bensì una consapevole e cosciente creazione da qui il desiderio di far comprendere lo spirito del metodo dodecafonico in modo semplice e con esempi adattati senza scendere in eccessi tecnici. (n.d.r.)

La scala diatonica è la scala musicale composta dai classici 7 suoni: do, re, mi, fa, sol, la, si.
In essa (vedi la pagina del sito relativa allo stile della musica di Debussy) la distanza tra una nota e l’altra varia. Possono esserci incrementi di un tono,
T, e di un semitono, T/2.
Nella scala diatonica la sequenza è:
T   T   T/2   T   T  T   T/2. Per questo la nota più distante dalla tonica (1°grado, il do) è la dominante (5°grado, il sol) e non la sensibile (7°grado, il si).

In una scala cromatica la distanza tra una nota e l’altra è sempre e solo di un semitono.


Per intenderci, avendo una tastiera a disposizione si devono suonare tutti i tasti dal do al si, tutti i tasti bianchi e neri in rigida sequenza.
Si avrà, partendo dal do: do, do#, re, re#, mi, fa, fa#, sol, sol#, la, la#, si.




Possiamo non partire dal do, per esempio iniziamo con un fa#, la sequenza sarebbe:
fa#, sol, sol#, la, la#, si, do, do#, re, re#, mi, fa.
Si potrebbe obbiettare che essendo tutte le note allo stesso livello non ha un gran senso cambiare il punto di partenza. In realtà non sarà lo stesso.

Nel metodo dodecafonico i suoni non sono utilizzati con questa sequenza ma sono riordinati.
Ovvero la sequenza della scala cromatica è diversa, saranno presenti tutti i dodici suoni ma ordinati in modo differente.
Per esempio fa, si, do#, re, mi, re#, do, fa#, sol, sol#, la#, la.


(in violetto sono indicati gli ipotetici gradi di una scala diatonica, quella di sette suoni)

Questo è un esempio casuale non è quello che avrebbe fatto un compositore dodecafonico.
I compositori della tradizione classica avrebbero scelto tra tutte le tonalità e tra tutte le scale quella più adatta a essere espressiva per la composizione.
Allo stesso modo il compositore dodecafonico deve scegliere la sequenza idonea per la propria composizione.

Continuiamo a giocare con i suoni.
Ho scelto una melodia che parte dalla dominante prosegue con una progressione discendente per terminare sulla tonica. Il brano originale è in sol maggiore.
Ho applicato la serie proposta come esempio e ho rifatto la melodia, questo è il risultato:



Emerge evidente la progressione discendente e conoscendo il motivetto originale e la sua successione ritmica, ne accetto la sequenza dodecafonica.

Ascoltiamo il tema, è un’arietta di Mozart:




Complichiamo l’elaborazione seriale utilizzando un brano armonizzato, quindi non una semplice melodia ma una sovrapposizione polifonica.

Patiamo sempre dal tema



Aggiungiamo un contro canto, una linea di basso e accordi veri e propri:



Siamo un po’ perplessi, ovviamente anche perché il brano diaciamo tradotto è la prima parte di una corale di Martin Lutero più volte rielaborato da J.S.Bach dal titolo Fortezza e Scudo.



È ovvio che chi fa uso del metodo dodecafonico non gioca a tradurre brani della tradizione classica come ho fatto con questi esempi, ma costruisce la melodia, il contro canto ecc. pensando direttamente nella "realtà deformata”  della serie dodecafonica.
Del resto lo scopo di questi esercizi è quello di far capire come il metodo dodecafonico non sia casuale bensì un modello per comporre musica complesso e complicato che finisce con l'assorbire gran parte delle regole della musica tradizionale.


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